Il Grillotalpa, aka Paolo Wilhelm, affronta il tema dell’Italia B, squadra che esiste solo un paio di settimane l’anno.
“Si dice di chi comincia ad affermarsi in un settore, ad avere successo: cantante emergente; nuove opportunità per gli emergenti”. Oppure: “che comincia a imporsi, che va acquistando un particolare rilievo”. Queste la definizione che la Garzanti dà della parola “emergente”. Ma se dovessimo declinarla nel rugby? Che cosa è la nazionale Emergenti?
OnRugby in un articolo di qualche giorno fa ne parla così: “La funzione e lo scopo dell’Italia Emergenti sono ben chiari già dal nome, in teoria: permettere ad un gruppo di giovani promesse impegnate in Eccellenza, con età indicativamente compresa tra i 21 e i 25 anni, di emergere dalla base più grande rappresentata dal torneo italiano”.
Una fotografia corretta ma che non ne spiega del tutto la sua funzione. O meglio, la spiegherebbe se la selezione in questione desse segnali di vita almeno vagamente continui e non solo tra maggio e giugno come invece accade in maniera pressoché regolare da un po’ di anni. Continua a leggere su Il Grillotalpa.
Ma farla allenare da un eccellente che senso ha se abituato a quel livello!
Questa selezione, così come attualmente è gestita, non ha alcun valore pratico. Avrebbe avuto molto più senso aggregare una decina di ‘emergenti’ alla nazionale vera e propria, e disputare un paio di test in più nella tournée asiatica. Non sarebbero stati male, in un’ottica di promuovere il brand ‘Italia Rugby’ nel mercato asiatico e non solo giapponese, affrontare ad esempio Hong Kong o Corea, con formazioni sperimentali dove introdurre gli emergenti.