Oggi è la giornata della memoria e noi ricordiamo il nobile russo, naturalizzato inglese, campione di rugby che morì in volo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Ironia della sorte, amaro scherzo del destino. La vita e la morte di Alexander Obolenski racchiuse in due sole parole: “principe volante”. Questo, infatti, era il soprannome del nobile russo, scappato da bambino con la sua famiglia dalla Russia dopo la Rivoluzione comunista e cresciuto in Inghilterra (ottenne la cittadinanza britannica), dove scoprì il rugby e divenne – da lì il soprannome – una velocissima e letale ala.
Discendente della dinastia dei Rjurikidi, Alexander si avvicinò al rugby a scuola, nella Chesterfield RUFC, prima di guadagnare due caps con Oxford e vestire due maglie leggendarie come quelle del Leicester Football Club e di Rosslyn Park F.C.. Convocato con l’Inghilterra, non senza polemiche vista la sua origine russa, entrò nella leggenda il 4 gennaio 1936, quando segnò due mete agli All Blacks nella prima vittoria inglese contro la Nuova Zelanda per 13-0.
Amaro scherzo del destino. Il 28 marzo 1940 il principe volante venne convocato per la sfida tra Inghilterra e Galles, partita che – però – non poté mai disputare perché era sotto le armi. E il 29 marzo, solo un giorno dopo, Obolenski precipitò con il suo Hawker Hurricane sopra i cieli di Martlesham Heath, nel Suffolk. Non in battaglia, ma durante un’esercitazione. L’aereo si schiantò in un burrone e il principe si spezzò l’osso del collo, morendo sul colpo.
Ironia della sorte, amaro scherzo del destino. La vita e la morte di Alexander Obolenski racchiuse in due sole parole: “principe volante”.
[amazon_link asins=’B01I0QBDI8,B00DGQ1K8Q,B06WWF1PGN,B06WVGY6SM,076245945X,8867158120′ template=’ProductCarousel’ store=’it-1′ marketplace=’IT’ link_id=’4061ee84-02a1-11e8-b23e-af71fb3f93e3′]
una leggenda, ma con la shoa c’entra davvero niente. Magari, viste le origini, era pure antisemita.
Beh,voleva combatterei nazisti,ne dubito.